Riflessione di Don Vito Groppelli sulla gravidanza

GRAVIDANZA

(d. VITO GROPPELLI)

Incontri con le donne gravide e i loro mariti promosso dal Consultorio Familiare di Ortona (26-03-03; 25-06-03; 29-11-03; 3-3-2004; 30-06-2004; 04-03-2005; 31-05-2005; 14-2-06)

(Ultima correzione: 20-11-2014)

 La bioetica minaccia la bellezza della fecondità naturale. I laboratori del mondo intero dediti alla fecondazione stanno espellendo dalla logica dell’amore la fusione di due anime, di due menti e di due cuori. La poesia e il romanticismo dell’amplesso coniugale sono oggi frequentemente soppiantati da una tecnica fredda e senza sentimenti, che sostituisce (pur con la nobile intenzione di facilitare la fecondazione e di sconfiggere la sterilità tanto diffusa, oggi) il rapporto sessuale di due persone innamorate. Comunque sia stata ottenuta, la gravidanza rappresenta sempre un fatto prodigioso.

Il mistero della vita bussa al cuore di una persona in maniera speciale attraverso il concepimento di un figlio. Quando la gravidanza é il risultato di una normale comunione affettiva fra due coniugi, la vita diventa una festa ed il mistero si traduce in una esplosione di calore umano. Quando, invece, essa é la conseguenza di un’avventura, di una sbadataggine, di una violenza, o viene portata avanti dopo la morte o la fuga del padre, é impossibile prevedere le reazioni delle persone che si trovano davanti ad una vita che sta sbocciando. A volte la gravidanza é osteggiata fin dall’inizio dagli stessi genitori e dai nonni del bimbo. C’é una ricca letteratura su questo aspetto. Come sarà il bambino che nascerà in un clima di rigetto e di conflitto?

 Difficile é stata pure l’esperienza vissuta da Giuseppe e dalla Vergine Maria che si sono visti coinvolti in un mistero più grande di loro. Quel bambino che doveva nascere era soltanto figlio di Maria. Come hanno gestito quel momento? Avete mai immaginato il dramma vissuto dai due mentre perdurava il silenzio fra di loro?

 Da quanto si può dedurre leggendo il Vangelo, Giuseppe, pur non essendo il padre di Gesù, ha partecipato attivamente alla sua nascita assistendo al parto della sposa. É stato l’ostetrico naturale in quell’ora sublime e misteriosa. Maria deve avere sentito la forza che le veniva dalla presenza del marito al momento delle doglie e del parto.

 Oggi avviene sempre più frequentemente che il marito venga ammesso alla liturgia della nascita del figlio nella sala parto degli ospedali. É un avvenimento straordinario, fonte di grandi emozioni e, spero, di comunione profonda fra i due sposi. Ricordo ancora l’entusiasmo di un marito mentre mi raccontava quello che aveva sentito assistendo la moglie al parto del primo figlio. Ma questa presenza al momento della nascita deve essere la conseguenza logica di tutto il coinvolgimento paterno durante i nove mesi di gravidanza.

 Diciamo subito che essere sposo di una donna gravida non é sempre semplice. Anche l’uomo che desidera essere papà può avere reazioni strane. Gli specialisti parlano di crisi di panico, di desiderio di fuga (a volte messa in atto), di allontanamento fisico o psichico dalla sposa ecc. Ci sono degli studi fatti e interviste ai futuri padri pubblicate e meditate. La gravidanza del padre non sembra essere una cosa scontata e pacifica.

 Per uscire dall’impasse è necessário ricorrere ad un dialogo profondo. Non tutti gli uomini sono e si sentono preparati. Non tutti sono codardi e vigliacchi quando si allontanano; alcuni lo sono certamente; altri sono soltanto dei deboli.

 In questo incontro consideriamo la gravidanza che si svolge in condizioni normali.

 1 – Gli uomini sono quasi sempre esclusi dal mistero della vita che loro stessi hanno concepito assieme alla sposa. Noi maschi non ci rendiamo conto del miracolo che la donna incinta percepisce ad ogni istante dentro di sé. Ci manca una gravidanza per essere veri. Siamo come dei ciechi che scoprono la realtà, e se ne fanno un’idea, nella misura in cui qualcuno la spiega loro. É possibile diventare genitori coscienti soltanto se ci lasciamo guidare dal nostro cuore e dalla parola della moglie. Se questa sa comunicare al marito quanto avviene in lei durante la gravidanza, lo trasforma e lo rende consapevole della bellezza di essere padre.

 Qualche tempo fa, una signora mi raccontava con le lacrime agli occhi come il marito “giocava” con la figlia durante la gestazione. Questa figlia ha quasi vent’anni, ma le emozioni durano. Siccome la ragazza deve ora allontanarsi per studi, la mamma sospira: “Non so come farò a vivere senza di lei”. Ma ho capito che se il marito continuasse a “giocare” come se la sposa si trovasse ancora incinta, la moglie affronterebbe con maggior serenità la distanza della figlia. Il ricordo di quei momenti é ancora forte nella vita di questa madre. Lo sarà altrettanto in quella del padre? É quanto ci si augura. Un’altra, un po’ amareggiata per la distanza psico-affettiva dello sposo, si lamentava così: ho avuto cinque figli, ma mio marito non ha mai avuto dolori di parto, né tanto meno il parto cesareo ecc. Un figlio se lo trova pronto, senza che lui abbia sofferto qualche cosa.

 2 – La moglie deve trasmettere allo sposo le proprie emozioni di donna incinta. Il dialogo cuore a cuore é estremamente importante affinché l’uomo diventi lui stesso gravido psichicamente e spiritualmente. Non si tratta solo di fargli sentire con la mano il cambiamento che avviene nel proprio corpo o i movimenti del feto. Bisogna anche raccontargli i sentimenti, le sensazioni, il cambiamento di umore e di pensieri che occupano l’anima della donna-madre. La gravidanza é l’occasione provvidenziale, offerta dal Signore, per far crescere l’amicizia fra i coniugi. L’amicizia sponsale é il maggior deterrente contro le crisi matrimoniali. É frequente il caso di donne incinte che si lamentano di essere abbandonate e non capite dal marito durante i mesi di gestazione. Alcune barriere tra coniugi innamorati vengono alzate durante i nove mesi di attesa del figlio, o dopo la sua nascita perché il padre diventa un assente.

 3 – Il marito deve trasformarsi in padre. Fare del marito un padre non é soltanto un miracolo della natura, ma anche il capolavoro di una donna incinta. L’affetto fra i due deve prevalere sul sesso, sull’istinto, sulla curiosità. Se le donne gravide si sentono affettivamente trascurate, o addirittura abbandonate dai mariti, lo si deve anche ad una cultura che ha portato a pensare che la gravidanza é un fattore fisiologico esclusivamente femminile. Frasi come questa “La pancia é mia e ne faccio quel che voglio” rivela la povertà e la perversità di una cultura maschilista che esalta l’uomo come un riproduttore senza cuore e senza responsabilità davanti ad una vita concepita con il suo contributo.

 Dalla Lettera alle Famiglie di Giovanni Paolo II (n. 16) ricaviamo la seguente riflessione:

 “La paternità e la maternità suppongono la coesistenza e la interazione di soggetti autonomi. Ciò è quanto mai evidente nella madre quando concepisce un nuovo essere umano. I primi mesi della sua presenza nel grembo materno creano un particolare legame, che già riveste un suo valore educativo. La madre, già nel periodo prenatale, struttura non soltanto l’organismo del figlio, ma indirettamente tutta la sua umanità. Anche se si tratta di un processo che si dirige dalla madre verso il figlio, non va dimenticata l’influenza specifica che il nascituro esercita sulla madre.

 A questo influsso reciproco, che si manifesterà all’esterno dopo la nascita del bambino, il padre non prende parte direttamente. Egli deve però impegnarsi responsabilmente ad offrire la sua attenzione ed il suo sostegno durante la gravidanza e, se possibile, anche al momento del parto. Per la civiltà dell’amore è essenziale che l’uomo senta la maternità della donna, sua sposa, come un dono: questo infatti incide enormemente sull’intero processo educativo. Molto dipende dalla sua disponibilità a prendere parte nel modo giusto a questa prima fase del dono dell’umanità, e a lasciarsi coinvolgere in quanto marito e padre nella maternità della moglie.

 L’educazione è allora prima di tutto un’elargizione di umanità da parte di ambedue i genitori: essi comunicano insieme la loro umanità matura al neonato, il quale a sua volta dona loro la novità e la freschezza dell’umanità che porta con sé nel mondo. Questo si verifica anche nel caso di bambini segnati da handicap psichici e fisici: in tal caso, anzi, la loro situazione può sviluppare una forza educativa del tutto particolare”.

 4 – Gravidanza e fede. Come Adamo, il marito deve gioire per la nascita di un figlio e dire: “Ho acquistato un uomo dal Signore” (Gn 4,1). Un cristiano crede nella presenza miracolosa di Dio nell’atto di concepire un figlio. Genitori santi generano e educano figli santi (cf 1Cor 7,14). Baciare il figlio nel ventre della sposa non é una bestemmia, ma un gesto di adorazione della vita. Bisogna meditare di più queste parole del vangelo: “Il Verbo si é fatto carne e venne ad abitare tra noi” (Gv 1,16?). Davanti al sublime mistero della vita acquistano un significato di particolare densità le parole dell’apostolo Paolo: “Mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la chiesa e ha dato la vita per lei, per santificarla, purificandola con l’acqua del battesimo” (Ef 5,25-26).

 5 – Siamo stati scelti “fin dal seno materno”. Il Signore ci ha creati come figli suoi e ci considera suoi collaboratori. Attraverso di noi nascono nuovi figli suoi. L’amore degli sposi si fa figlio e nasce con il volto di Dio, perché in ciascuno di noi è reale il DNA divino. “In Lui siamo stati scelti, predestinati secondo il disegno di colui che tutto fa con atto libero della sua volontà” (Ef 1,11). Il salmista canta con gioia: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro…” (Sl 138,13-16).

 Conclusione – Come gli sposi cristiani possono testimoniare la loro fede durante il periodo di attesa del figlio? Forse possiamo imparare molto dagli indios. Per loro, il matrimonio e la gravidanza non sono un affare privato, ma di tutta la comunità.

 

Preghiera di una donna gravida

(Vito Groppelli)

 Signore, 

 Da quando ho concepito il figlio che porto dentro di me, mi sento piena di Te. E’ piacevole gustare la tua presenza divina, così viva nelle mie viscere, attraverso il bambino che si sviluppa e cresce ogni giorno! Con questa gravidanza sto comprendendo la missione di tua Madre Maria, la quale ha corso il rischio di perdere il marito Giuseppe perché non sapeva come spiegargli ciò che lo Spirito Santo aveva operato in lei. Come avrebbe potuto la tua giovane madre trovare le parole giuste perché Giuseppe non si sentisse tradito davanti a quella gravidanza così strana?Però, è valsa la pena anche per lei passare attraverso questa prova pur di avere Te come figlio.

 Quando Giuseppe comprese che eri Tu colui che abitava misteriosamente in Maria, egli <la prese con > (cf Mt 1,24) e la portò nella casa dove Tu hai potuto crescere circondato dall’affetto e dalla attenzione dei due. Egli accolse di buon grado questa grazia di essere un padre speciale, fuori dalle regole normali. Essere padre nel cuore e nella fede è un dono divino eccezionale.

Io Ti ringrazio perché anche mio marito è entrato nella logica della gravidanza da Te benedetta. Egli si sta rendendo conto che il figlio non è un ostacolo al nostro amore, ma il sorprendente mezzo di comunicazione che aumenta il dialogo fra di noi. Questa creatura è il microfono con cui Tu ci parli e ci comunichi nuove emozioni. Ogni giorno mio marito parla con il bambino e accompagna la sua crescita e i suoi movimenti veloci e allegri nel mio ventre. E mi chiede di raccontargli le mie emozioni in modo da farlo sentire lui pure gravido del figlio.

Io provo una gioia indescrivibile nel pensare che il mio sposo sembra stare dentro di me, lui pure, come nostro figlio. E’ come se io fossi gravida delle persone più care della mia vita. Ciò mi fa vivere il mistero della vita con intensità divina. Mio marito è veramente un tesoro. Mi telefona più volte al giorno per sapere se sto bene e se sto trattando bene il mio ospite.

            Abbiamo già una figlia di quattro anni che è uscita da noi così come nasce un fiore. Da quando essa ha lasciato il mio corpo per essere pienamente di noi genitori, e per restare sempre nel nostro cuore e nella nostra mente, la prepariamo ad accogliere il regalo che stai per fare a noi tre. Essa sa già che presto avrà una compagnia e domanda soltanto se sarà un fratellino o una sorellina. Non sappiamo rispondere perché non abbiamo voluto conoscere il sesso del nascituro. Per noi è importante soltanto che nasca sano.

            La fecondità spirituale che accompagna l’evoluzione della mia gravidanza ci ha resi ambedue più comunicativi e attenti l’una verso l’altra. E’ molto bello quando alla sera preghiamo insieme vicino al lettino che sarà del bambino. Il suo corredo è pronto. Sono già arrivati anche i regalini a lui destinati. Non immaginavo quanto interesse i nostri amici potessero manifestare per questa nascita!

            Ogni domenica partecipiamo alla santa Messa mettendoci quasi sempre al primo banco. Vogliamo che il bambino senta fin d’ora la Tua vicinanza e impari a crescere “in statura, in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52), come hai fatto Tu.

            Sentiamo molto il calore della grazia divina che ci avvolge. Contempliamo con commozione il grande miracolo che Tu hai voluto realizzare con la nostra collaborazione. Siamo felici ed estasiati come lo era il Padre celeste dopo aver creato l’universo. E’ troppo bello essere papà e mamma!

            Noi Ti siamo riconoscenti e ti chiediamo la grazia di essere sempre degni di questo grande regalo. Concedici di saper tenere fra le nostre braccia i nostri figli come Maria e Giuseppe portavano Te.

            Fa in modo che sappiamo testimoniare la nostra fede e la nostra gratitudine con semplicità, e possiamo essere sempre pronti ad aiutare chi avrà bisogno di noi. Amen.

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